La morte di Ivan Ilyich Un'impressione non supportata da alcuna esperienza diretta mi suggerisce che la lettura dei classici mattoni russi potrebbe essere piuttosto pesante. Il mio buon amico D. mi ha consigliato di provare a leggerli comunque, che ne val la pena. Mi ha suggerito di iniziare con La morte di Ivan Ilyich, in quanto e un libro semplice, di una settantina di pagine. A suo avviso uno dei migliori che egli abbia mai letto. La discussione risale alla scorsa primavera. Al tempo ne avevo trovato una copia in PDF, ed ero riuscito pure a leggerla nei ritagli di tempo (sebbene dallo schermino di un cellulare, cosa che mi ha un po' rovinato l'esperienza). A distanza di tempo ho recuperato gli appunti scritti allora: (circa 2023-05-08) > Il racconto scorre molto velocemente sulla vita perfetta, quasi > da manuale del protegonista, il cui unico neo pare essere il > rapporto tendenzialmente ma non eccessivamente conflittuale con > la moglie. La vita quasi meccanica di Ivan cambia in seguito ad > una misteriosa malattia, su cui vari dottori forniscono delle > ipotesi, e suggeriscono delle cure. Le ipotesi sono > spannometriche, e le cure inefficaci. Ivan peggiora > progressivamente, accompagnando una sempre maggiore sofferenza > fisica con pensieri sempre piu cupi di sfiducia, fastidio nei > confronti di chi lo circonda e che sembra non capire le sue > sofferenze. Solo i suoi ultimi momenti sono caratterizzati dalla > compassione per i suoi famigliari. > > Ho trovato il racconto dapprima un po' noioso, forse per una > voluta descrizione meccanica che rende idea della routine e di > un'esistenza negli schemi. La malattia del protagonista > trasforma pero la storia in un vortice di angoscia crescente. > > Mi ha colpito la relativa incapacita dei dottori nel diagnosticare il > problema, per quanto generico e poco rilevante ai fini della storia. > Un generico problema ai reni o all'intestino, che in fin dei conti > non interessa, ne ai dottori, ne al protagonista, ne a chi legge. > Ivan e incostante nel seguire una cura, e pare molto piu interessato > alla contemplazione del problema in se, all'impossibilita di risolverlo, > ed in generale ad un certo pessimismo cosmico. Segue il commento del mio amico, che tipicamente denota una profondita di pensiero ben superiore alla mia. > Forse non sono in grado di spiegarlo decentemente, pero' e' il viaggio > e la realizzazione a renderlo unico: il protagonista si ritrova a > confrontarsi con un senso di impotenza e terrore dovuto alla malattia > e alla prossima morte e si mette a rimuginare sulla sua vita, tutto > il ragionamento che fa mentre ripercorre i passi che l'hanno portato > al successo nella vita personale vengono rivalutati dal fatto che e` > sul letto di morte e rimette man mano in discussione il tutto (c'e' > anche dell'ironia probabilmente nel fatto che i dottoroni e gli alti > professori che lo visitano lo trattano come se fosse un 'oggetto' di > studio, che e' praticamente lo stesso modo in cui nella sua carriera > ha trattato lui gli altri, familiari compresi, non come persone ma come > oggetti, senza sentimenti e senza davvero cercare di capirli). > > Durante tutto il processo di retrospective, si rende conto non solo di > non aver coltivato i rapporti con gli altri, di aver usato gli altri > o averli ignorati al meglio, ma si rende anche conto che tutte le sue > priorita' e quello che sembrava cosi importante durante la sua carriera > non solo ora non conta nulla, ma non aveva valore nemmeno durante la sua > stessa vita: ha assegnato le priorita' in modo completamente sbagliato, > trascurando cio' che era davvero importante e concentrandosi su quello > che non lo era. Si potrebbe anche pensare che la sua paura per la morte > e l'impotenza della malattia derivino anche dal fatto di rendersi conto > di non aver 'vissuto correttamente' piu che dalla paura intrinseca per > l'ignoto che rappresenta la morte. In soldoni ha avuto una vita 'vuota', > senza vera liberta' per colpa delle sue ossessioni e senza mostrare > (o essere in grado di mostrare) neanche un briciolo di individualita', > ha fatto quello che la societa' si aspettava da lui e non quello che > desiderava, manco sa piu' cosa desiderava. Ha vissuto da intelletuale > trascurando completamente l'aspetto umano, tutte le sue relazioni sono > state 'artificiali'. Paradossalmente, l'unica volta in cui mostra amore > per il prossimo nella sua vita e' proprio dopo aver realizzato i suoi > errori, quando sul letto di morte inizia a rendersi conto ed ammettere > che probabilmente sarebbe meglio per i suoi familiari se morisse, prima > volta in cui pensa a qualcun'altro che non sia se stesso con sincerita' > e forse empatia se non amore > > In soldoni e una novella morale, che dovrebbe far ragionare su tante cose > (in primis cosa e' la vita e cosa e' importante finche' si vive e come > si vive) e nonostante il tema che sembra 'lugubre', il protagonista fa > un suo percorso (doloroso anzicheno, fisicamente e mentalmente) ma alla > fine c'e redenzione (che e il motivo per cui all'ultimo non ha piu paura > della morte e accetta la sua fine) > > Per me e' uno dei libri piu' interessanti che ho mai letto e trovo > incredibile che ci sia cosi tanto condensato in uno sputo di pagine > (probabilmente anche piu' di quello che ho visto/capito io).